Tuesday 30 September 2008

Mi è scappata una poesia

E' dietro la buccia
corteccia che copre
parola che tace
Il mistero dell'intreccio
che dietro ogni incontro
ci vuole distanti,
a tessere trame
di rara fattura.

Non siamo davvero noi.
Non lo siamo mai stati.
Ma il dubbio non oggi
domani forse,
guiderà la mano che incauta,
ne apre la porta.

Saturday 20 September 2008

kelley stoltz @ the borderline

per reagire ad una periodo di lavoro che mi ha ridotto sull'orlo di un (vero) esaurimento nervoso, mi basta una segnalazione del buon vecchio savini:
"ou vengo a londra, lunedi' andiamo a vedere kelley stoltz?". mi cucio un sorrisone sulle labbra e mi compro i biglietti. subito.
la faccio breve, non voglio la solita recensione minuto per minuto.
fase 1- arriva vestito anonimamente male, si sistema da solo l'attrezzatura sul palco, e si accompagna con tre figuri sulla quarantina, tutti molto tranquilli. il chitarrista ha un pezzo di carta incastrato sulla telecaster custom che recita "guitar for sale, inquiry within". il bassista porta un cappello e il batterista sembra confuso.
fase 2 - esordisce con un "ragazzi, ora facciamo un pezzo, ma solo per vedere se si sente tutto", e si sparano il classicone surf "ace of spades" di link wray (che potete ascoltare qui a destra). io ho un'eiaculazione precoce e svengo, ma faccio finta di nulla. non e' possibile avere queste emozioni dopo i primi tre cazzo di accordi di un concerto. non e' possibile e basta.
fase 3 - suonano e si divertono, cambia quasi tutte le canzoni ed e' impossibile non notare che il batterista non sa i pezzi (ma non sbagla un colpo). con tutta probabilita' e' il primo tour che fa con lui e per tutto il cacchio di concerto non guarda mai la batteria, ma sempre il caro vecchio kelley, che allunga, accorcia, modifica e imputtana le canzoni... insomma si diverte. quando capisce che e' troppo difficile andargli dietro di gira e fa vedere al povero batterista che cazzo sta suonando. il batterista non si fa cogliere in sgarro neanche una volta. un grande. un grandissimo.
fase 4 - decide di darci un consiglio: metterci tutti insieme (noi del pubblico), raccogliere un milione di dollari ed aprire una catena di kebabbari. io ci ho creduto, ma nessuno ha raccolto.

insomma, un grande concerto in una location adatta. il borderline e' un piccolo grande club in piena londra. nell'aria un'atmosfera frizzante. tutti contenti.
io per primo.


allego intervista con due ps
ps numero 1 - il batterista nel video ovviamente non e' quello che abbiamo visto noi quella sera.
ps numero 2 -il sax e il rhodes (piano elettrico) nn c'eraquella sera non c'erano. allora lui ci dice di immaginarceli, il bassista parte con un giro a caso mentre lui sta parlando. lui si gira e gli fa "aspetta aspetta, mi piaceva, continua" e si mettono ad improvvisare un pezzo. dio salvi i musicisti americani. almeno quelli.


filo blu e filo rosso


Gaya scrive:

ma esiste la persona che capisce fino in fondo? una tela incrostata può essere restaurata e tornare com'era. si sciolgono gli errori, si gratta via quel che non le appartiene e i colori ritornano, le forme riprendono spazio e volume e tutto il brutto, lo sporco, viene cancellato via. perché non le apparteneva, perché non era suo. ma con le persone questo non vale. stupida volontà, stupida capacità di discernere il bene dal male e di compiere delle scelte. stupide perché poi si pensa che sia sempre così, che valga sempre, che i sentimenti possono sbagliare, ma la mente no. stupido illuminismo stupido che ci ha lasciato un'eredità troppo pesante. e stupido romanticismo stupido che ha esagerato sull'altro fronte e non è stato sufficientemente intelligente da dare una replica che reggesse. come la sinistra di oggi che non è capace di opporsi decentemente alla destra, ma scimmiotta pensando che la regola dei buoni-cattivi sia soddisfacente. siete proprio idioti, non avete capito che i film di sergio leone funzionavano al cinema e lì e basta? ma erano film. e sergio leone non ha mai pensato di poter guidare un paese con la regola dei cappelli bianchi e cappelli neri. (...)

(continua nei commenti)