Saturday 20 September 2008

kelley stoltz @ the borderline

per reagire ad una periodo di lavoro che mi ha ridotto sull'orlo di un (vero) esaurimento nervoso, mi basta una segnalazione del buon vecchio savini:
"ou vengo a londra, lunedi' andiamo a vedere kelley stoltz?". mi cucio un sorrisone sulle labbra e mi compro i biglietti. subito.
la faccio breve, non voglio la solita recensione minuto per minuto.
fase 1- arriva vestito anonimamente male, si sistema da solo l'attrezzatura sul palco, e si accompagna con tre figuri sulla quarantina, tutti molto tranquilli. il chitarrista ha un pezzo di carta incastrato sulla telecaster custom che recita "guitar for sale, inquiry within". il bassista porta un cappello e il batterista sembra confuso.
fase 2 - esordisce con un "ragazzi, ora facciamo un pezzo, ma solo per vedere se si sente tutto", e si sparano il classicone surf "ace of spades" di link wray (che potete ascoltare qui a destra). io ho un'eiaculazione precoce e svengo, ma faccio finta di nulla. non e' possibile avere queste emozioni dopo i primi tre cazzo di accordi di un concerto. non e' possibile e basta.
fase 3 - suonano e si divertono, cambia quasi tutte le canzoni ed e' impossibile non notare che il batterista non sa i pezzi (ma non sbagla un colpo). con tutta probabilita' e' il primo tour che fa con lui e per tutto il cacchio di concerto non guarda mai la batteria, ma sempre il caro vecchio kelley, che allunga, accorcia, modifica e imputtana le canzoni... insomma si diverte. quando capisce che e' troppo difficile andargli dietro di gira e fa vedere al povero batterista che cazzo sta suonando. il batterista non si fa cogliere in sgarro neanche una volta. un grande. un grandissimo.
fase 4 - decide di darci un consiglio: metterci tutti insieme (noi del pubblico), raccogliere un milione di dollari ed aprire una catena di kebabbari. io ci ho creduto, ma nessuno ha raccolto.

insomma, un grande concerto in una location adatta. il borderline e' un piccolo grande club in piena londra. nell'aria un'atmosfera frizzante. tutti contenti.
io per primo.


allego intervista con due ps
ps numero 1 - il batterista nel video ovviamente non e' quello che abbiamo visto noi quella sera.
ps numero 2 -il sax e il rhodes (piano elettrico) nn c'eraquella sera non c'erano. allora lui ci dice di immaginarceli, il bassista parte con un giro a caso mentre lui sta parlando. lui si gira e gli fa "aspetta aspetta, mi piaceva, continua" e si mettono ad improvvisare un pezzo. dio salvi i musicisti americani. almeno quelli.


2 comments:

Cate said...

Davvero.
Se non fosse per te, queste chicche me le sarei perse di brutto.
7 pound meglio spesi degli ultimi ... beh, da un bel po di tempo, temo.

A quando il prossimo?

Per ora, ti posso solo invitare a cena (anche se casa nostra, non è proprio er mejo,) anzi, invitaci te per dopo giovedì e io ti fo anche l'apple crumble, sempre se me lo ricordi, ovvio.

il mio numero ce l'hai.
hugs

mauro said...

qualche volta, è raro, ma succede che le cose avvengono come te l'eri immaginate. Se avete dimestichezza con alcuni concetti base di fisica quantistica, o semplicemente avete letto Yogananda, si può pensare che è vero - il pensiero forma la materia. E allora, io il concerto di Kelley Stoltz me l'ero immaginato più o meno così. Diciamo anzi che "sognavo" da tempo un locale COSI', con un'atmosfera COSI', con gente COSI'. E irrimediabilmente "british style". Eccoci quindi in questo anfratto poco illuminato, saturo di suoni e di miasmi di birra fermentata, con il bancone buttato sul fondo, il palchetto col gruppo che suona (e suona davvero, poche storie), gli amici, il pint che si intiepidisce fra le mani e le locandine e le vecchie foto che occhieggiano, e ti parlano di antichi splendori della scena Brit a me cara, ma anche gli ultimi sviluppi. Questo è ciò che sognavo. L'ho visualizzato così bene che me lo sono trovato davanti. Aveva lo sguardo stralunato da alce di Kelley Stoltz e la quintessenza "garage" dei risvolti dei jeans del bassista (come si chiama? bravo, niente male).
Ci siamo divertiti, insomma. Tutti si sono divertiti. Senza l'isteria dei grandi happening (d'altronde era un Club, pure piccino), ma con la voglia davvero di ascoltare, stare insieme, godere della musica e della compagnia.
Devo dire grazie al mio fratellino, che mi ha fatto un bel regalo di compleanno (ndr.!!). e bravo anche Kelley e i suoi degni compari. Fanno venire la voglia di continuare a suonare. Per il gusto di farlo, per se stessi forse. For the sake of it...

Mauro De Giorgi