con qualche mese di ritardo rispetto all'italia, anche qui a londra e' arrivato persepolis.
ho pensato che fosse il caso di andarlo a vedere con un mio amico/collega iraniano che mi preoccupa alquanto. per farla breve, e' estremamente a favore dell'attuale governo in iran, noncurante delle copiose pene di morte inflitte a gogo e racconta con innocente sorriso che sua zia e' scomparsa da ormai quasi venti anni. pare sia ancora dentro... ma tant'e'... e' un prezzo piu' che onesto da pagare.
insomma, lo invito a venire al cinema, sperando di aprire un piccolo dibattito dopo.
il film lo diverte, ma il commento e': "beh si, qualcuno la vede cosi', ma la protagonista arriva da una famiglia aristocratica, lo dice all'inizio. e' ovvio che non puo' parlare bene dell'attuale governo."
il suddetto ragazzo vive a londra da otto anni, sta con una ragazza svedese, e veste all'ultima moda indie.
ora, io mi domando e dico. ma se stare qui per tutti questi anni, cercare fisicamente di michiarsi con il nostor mondo, vivere con una ragazza svedese, e una testimonianza come quella di marjane satrapi non riescono ad aprire una porta, un dibattito. come ci si puo' riuscire? conosco altri iraniani e sono quasi tutti incazzati e determinati.
vorrei solo sapere quale' la vera maggioranza.
hanno una storia antichissima e non voglio credere che una rivoluzione islamica fatta vent'anni fa con fucili e munizioni "gentilmente offerte" da nazioni straniere possa davvero cancellare tutto nella mente di un popolo.
ho intenzione di approfondire l'argomento qui su questo blog. spero di riuscire a fare una piccola indagine degna di questo nome.
ho pensato che fosse il caso di andarlo a vedere con un mio amico/collega iraniano che mi preoccupa alquanto. per farla breve, e' estremamente a favore dell'attuale governo in iran, noncurante delle copiose pene di morte inflitte a gogo e racconta con innocente sorriso che sua zia e' scomparsa da ormai quasi venti anni. pare sia ancora dentro... ma tant'e'... e' un prezzo piu' che onesto da pagare.
insomma, lo invito a venire al cinema, sperando di aprire un piccolo dibattito dopo.
il film lo diverte, ma il commento e': "beh si, qualcuno la vede cosi', ma la protagonista arriva da una famiglia aristocratica, lo dice all'inizio. e' ovvio che non puo' parlare bene dell'attuale governo."
il suddetto ragazzo vive a londra da otto anni, sta con una ragazza svedese, e veste all'ultima moda indie.
ora, io mi domando e dico. ma se stare qui per tutti questi anni, cercare fisicamente di michiarsi con il nostor mondo, vivere con una ragazza svedese, e una testimonianza come quella di marjane satrapi non riescono ad aprire una porta, un dibattito. come ci si puo' riuscire? conosco altri iraniani e sono quasi tutti incazzati e determinati.
vorrei solo sapere quale' la vera maggioranza.
hanno una storia antichissima e non voglio credere che una rivoluzione islamica fatta vent'anni fa con fucili e munizioni "gentilmente offerte" da nazioni straniere possa davvero cancellare tutto nella mente di un popolo.
ho intenzione di approfondire l'argomento qui su questo blog. spero di riuscire a fare una piccola indagine degna di questo nome.
2 comments:
Persepolis mi è capitato tra le mani un annetto fa (era soltanto un libercolo, allora) e ricordo con precisione di avere sostenuto per un paio di settimane che il livello del lavoro della Satrapi fosse simile a quello dello Spiegelman di Maus. Naturalmente mi sbagliavo, e infatti il film non sono andato a vederlo con la classica intelligenza che contrassegna i ragionamenti del tipo "lo conoscevo prima di voi somari". Da uomo bianco (?!) ateo occidentale, il punto di vista di Persepolis è l'unico ammissibile. Anche se poi, viste dall'interno di un paese, le cose sono sempre più complicate rispetto all'immagine che i media internazionali riportano all'estero. Nel nostro piccolo e senza voler fare paragoni spropositati, pensate al solito imbarazzo di dover spiegare a un francese perché in Italia abbia vinto di nuovo Lui. O all'imbarazzo dei nostri amici californiani che cercavano di dirci perché in America avrebbero rieletto Bush, nonostante in Europa ci sembrasse ovvio il contrario. A proposito di ciò, qualche mese fa, attirato dalla copertina, ho comprato il romanzo di un giovane iraniano, tale Tirdad Zolghadr, pubblicato in Italia da ISBN con il titolo "Softcore". Dentro c'è una Teheran diversa, nobile e avanguardista, fatta di architetture irritanti: immaginatevi un Gialuigi iraniano (ma conoscitore profondo degli ambienti culturali europei) che sta per inaugurare una galleria d'arte a Teheran. E che a un certo punto finisce nel mirino della paranoia tipica dei servizi segreti gestiti dai Mullah. Dialoghi fighi e almeno un paio di scene memorabili.
sto cercando di capire davvero quale sia il clima laggiu' e di distinguere le cose . cercare il nero su bianco. sto cercando di avere un'opinione a riguardo e assolutamente non voglio fidarmi dei mezzi di informazione, perche' non sono attendibili. metto a confronto le esperienze di prima mano, e sono rimasto scioccato di come la maggior parte di loro non vede come oppressione la violenza che hanno addosso. lo trovano un giusto prezzo da pagare per non essere oppressi dagli stati occidentali. io non capisco questo passaggio, ma l'ho trovato nei discorsi di molti di loro.
un altro cospicuo numero invece sta male, ha voglia di reagire e soffre.
hai presente la scena della festa con acolici? un mio amico l'ha vissuta sulla pelle. 3 giorni in carcere.
il mio collega che difende l'attuale governo e' assolutamente a favore di questo tipo di restrizioni.
buffo che quando usciamo insieme beva il doppio di quanto bevo io.
sullo stile di maus e persepolis, secondo me vale la pena di leggere ""Pyongyang" di Guy Delisle. avrai capito che questo tratta la situazione in corea del nord. lo stile e' sempre lo stesso.
asciutto e acuto fumetto.
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