Saturday, 9 August 2008

gaia e il parto delle menti olimpiche


gaja oddone

"le hanno chiamate le olimpiadi tristi, dicono che olimpiadi così "sotto embargo" non si vedessero da quelle del '36, con la riefensthal (sarà scritto sbagliato di sicuro, pardon) che macinava chilometri e chilometri di pellicola per immortalare la perfezione ariana...peccato che un nero l'abbia poi messa nel culo a tutti quanti!
oggi eravamo (eri!) tutti incollati agli schermi, trepidanti, per la cerimonia di apertura... io ne ho visto solo qualche istante, con gli atleti italiani che sfilavano e rossi sorridente che sventolava la bandiera...e gli altri tutti dietro, infagottati in quelle tristi giacche grigine che ricordavano una specie di pallida imitazione di gilbert & george, ma con quell'aria scanzonata che gli italiani, in queste occasioni, riescono ad avere più degli altri. tutti lì con a riprendersi e riprendere, uno addirittura ballava...erano buffi e facevano tenerezza...sono quei momenti in cui ti dimentichi che il tuo paese sta cadendo a pezzi, che il bello rischia lo sfacelo, il buono annaspa e trionfano i soliti noti, con i loro soliti mezzucci.
le olimpiadi tristi. la cina. non sono mai stata in cina. la percezione che ho della cina viene dai ristoranti cinesi, dall'odore di fritto, tutto fritto, sempre fritto e sempre gli stessi piatti, in qualunque posto e in ogni stagione, non cambia mai. a 10 anni sui menù leggevo gli stessi piatti che, molto probabilmente, troverò quando ne avrò 70, posto che a 70 ci arrivi e che decida di andare al cinese. altra percezione della cina, questa più recente, un boom degli ultimissimi anni: i negozi. prima avevano solo le bancarelle, ora hanno aperto anche i negozi. antri polverosi, poco illuminati, con le pareti ricoperte di scaffali straripanti di roba, cianfrusaglie di ogni genere. dal celeste impero all'impero del sintetico. tristi. tristi i negozi, tristi i proprietari. ti guardano con gli occhietti piccoli e seccati, borbottano tra loro, hanno l'aria sporca, un po' ricordano uncle sgroodge (cazzo, si scrive così? l'ho sempre saputo scrivere, ma oggi ho proprio iniziato le vacanze...il primo giorno mi si spegne il cervello, si resetta e il giorno dopo è sfavillante e leggero come non mai).
sono uscita, avevo voglia di camminare. cammino sempre un sacco. giro per la città, me la godo. verso le 6 decido di andare al museo di antichità: "il celeste impero - dall'esercito di terracotta alla via della seta". la volevo vedere e quale momento migliore? il giorno perfetto, le ore perfette. vediamo com'erano, come sono stati, forse un po' lo sono ancora, i cinesi che oggi fanno le olimpiadi tristi."...
(continua nei commenti)

1 comment:

d a v i d e said...

(continua dalla main page)

..."torino è vuota, in centro non ci sono neanche i tamarri (e le scuole sono finite da un pezzo). qualche gruppetto di turisti qua e là. il sole caldo, ma niente afa, oggi torino è allegra e si concede un lusso inusuale, vuole sentirsi bellissima. il cielo è blu, tanto blu da sembrare dipinto, spruzzato da qualche nuvola scenografica di quelle bianchissime. e quando pensi che faccia quasi troppo caldo, torino ti accarezza un po' con un alito di vento. attraverso piazza castello, passo nel punto in cui mi hanno ritirato la patente (solita piccola maledizione, d'obbligo e di tradizione, ai vigili che quella sera non avevano di meglio da fare), le fontane davanti a palazzo madama oggi funzionano, l'acqua gorgoglia, ma non ci sono i bambini (ci sono sempre!) che giocano con l'acqua. attraverso il cortile di palazzo reale, mi viene in mente quando da piccola mi portavano a giocare nei giardini all'interno. bello il "fappaggio segreto" che collega il cortile di palazzo reale con il duomo...è solo un microscopico porticato che ogni tanto puzza pure di pipì (umana?), ma a me piace un sacco...e poi inforco i miei semoventi occhiali rossi, con la montatura ormai storta, mi trascino dietro la borsa sempre troppo pesante, ma piena di tutte le cose che mi servono (e oggi lì dentro c'è anche il mio amato signor malaussene) e il sacchetto con le magliette nuove (tra cui "I love boys, shoes and bags", dare un'immagine troppo seria di sè è poco divertente e può metterti in situazioni scomode) ed entro nel celeste impero.

buffo, nel cortile del museo c'è un maxi schermo su cui trasmettono la cerimonia inaugurale e vicino le gigantografie dei guerrieri di terracotta con la cronologia delle varie dinastie.

il celeste impero non era molto celeste, ma era sorprendente e meraviglioso. oggi sono lì che hanno paura di tutti e di tutto, chiusi e soffocati - o cmq così sembra - ma scopro con mia grandissima sorpresa che non sono sempre stati così. erano grandiosi. immensi. divertenti. cazzo i cinesi erano divertenti come mai mi sarei immaginata. cosmopoliti e tolleranti (scritto nero su bianco su una didascalia). e sì, si vede subito che dovevano essere cosmopoliti e tolleranti. c'era libertà di culto, tutti potevano credere in tutto. il primo imperatore si è fatto tumulare costruendosi una gigantesca città sotterranea. una fortezza. forse una sorta di riproduzione del suo palazzo, non so. gli hanno forgiato 7.000 guerrieri di terracotta, più altre statue di ogni tipo, funzionari, artigiani, tutto...c'erano persino animali e piante e frutta...i guerrieri erano divisi in battaglioni, schierati come se fossero eternamente pronti a dar battaglia per difendere il loro imperatore. e due aurighi, su bighe meravigliose, per accompagnarlo nell'aldilà. si è costruito un mondo di mezzo, per passare da questo all'altro. una porta tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti, sempre che i morti abbiano poi davvero un proprio mondo.

i cinesi erano meravigliosi nel rappresentarsi. i guerrieri di terracotta avevano dimensioni leggermente superiori al normale, ma perché, ovviamente, dovevano incutere timore. in tutte le statue, i bassorilievi e le pitture avevano dita lunghe, lunghissime e sottili come fili d'erba. e gli occhi a mandorla si facevano più rotondi e le pupille sporgevano come sul punto di cadere, se dovevano sembrare arrabbiati o minacciosi.

arriva il buddhismo. i cinesi lo accolgono. raffigurano i buddha e i bodhisattva, i primi sono grassi, con l'aria gaudente, i risvolti di grasso sul collo e i piedi grossi, come le mani della regina zabo di pennac, ma le loro estremità obese mantengono comunque le dita lunghe e sottili. ai cinesi piacciono le dita come fili d'erba, c'è poco da fare. chissà se è ancora così. i bodhisattva (quelli che hanno raggiunto l'illuminazione, ma restano sulla terra per aiutare gli altri a raggiungerla) hanno l'aria degli arrivati, non sono spocchiosi, ma si vede che ce l'hanno fatta, che hanno la proverbiale marcia in più e nessuno li fregherà mai. poi ce n'è uno, lungo e dinoccolato, seduto con le gambe incrociate come da regola, ma con la testa un po' inclinata da un lato e l'aria di chi forse forse non sarebbe così dispiaciuto di potersi concedere una cena pantagruelica ancora una volta, bere come se non ci fosse un domani e magari passare la notte a fare l'amore con una donna. ancora una volta, una sola, ma in fondo la sua illuminazione gli sta bene. no, forse non è così male, e decide di rimanere bodhisattva.

i re guardiani. i re guardiani sembrano usciti da un fumetto. statue imponenti, coloratissime, con i visi contorti in smorfie improbabili. vogliono spaventarti, far paura, sono pericolosissimi. fanno sorridere. quasi gli metteresti una mano sotto gli occhi perché quelle pupille così spinte all'infuori dal loro senso di potenza tra un po' rotoleranno giù. e ti ricordano anche un po' certi fumetti anni '60-'70.

e le architetture...un modello di torre...bellissimo...penso che tu forse ne avresti costruita una così per la tua karin, se fossi stato un architetto 200 anni prima di cristo nel cuore della cina. dietro alle linee, alle forme, ai colori, agli intagli arzigogolati sembra esserci la mano di qualcuno che si sta divertendo, che ama quello che fa, che forse ha intuito che le sue creazioni sopravviveranno ai millenni e alle dinastie e un giorno finiranno sotto gli occhi sbalorditi di un grande archeologo o di un pubblico impreparato. e allora decide "famolo strano", come carlo verdone, confondiamo le idee a 'sti pischelli del futuro. e una contessa esagera, mette la ciliegina sulla torta. dopo la carrellata di volti buffi, pance obese con dita sottili da pianista, religiosi annoiati ed eserciti fantasma, lei sopravvive nella memoria dei posteri per millenni perché è morta per aver mangiato troppi semi di melone. e il suo corpo mummificato si conserva fino ai giorni nostri, con lo stomaco stracolmo di semi. ma purtroppo la sua mummia non c'è, a noi la cina delle olimpiadi tristi concede solo alcuni tegami, splendidamente laccati.

i cinesi si sono divertiti come dei matti e qualcuno di loro, per non farsi mancare neanche il più sottile dei piaceri, ha precorso i tempi. il fiore di loto, in argento, si allunga all'interno di una vetrina, con ramificazioni sottili e curvilinee, leggero e delicato, "molto di design" come amano dire oggi i torinesi per sentirsi più chic e intellettualmente stimolati-stimolanti (l'espressione del momento a torino...."molto di design"...ma questo è un altro discorso). all'interno della corolla c'è come un cubo puntellato da piccole escrescenze. lo guardi e ti sembra il parto di una mente contemporanea, di quelle però che hanno sempre l'occhio al futuro. è stupefacente. ha 2000 e passa anni, è la cosa più contemporanea che abbia visto negli ultimi due giorni, è perfetto. e poi c'è un piatto con 9 bicchierini, in terracotta, identico alle terraglie toscane bianche e verdi. identico. mia madre ne ha un armadio pieno e per lei sono preziosissime, non le fanno più. un paio di millenni fa doveva esserci una molto simile a mia madre.

erano cosmopoliti, attraversavano il mondo e lasciavano che questo varcasse i loro confini. nel '400 (o '500? non ricordo) un religioso italiano è arrivato alla corte cinese e ci ha vissuto. ha raccontato loro la cultura occidentale, la filosofia greca e quella romana, il latino, l'arte, il cristianesimo e loro l'hanno ascoltato, apprezzato, si sono confrontati con lui. questo però l'avevo letto su un inserto di artedossier.

oggi fanno le olimpiadi tristi. piantano casino in tibet. espropriano case per costruire siti olimpici, soffocano rivolte popolari di gente affamata e povera, ci mandano un'immagine preconfezionata, carica di contraddizioni. noi li critichiamo, ma sfruttiamo la loro forza lavoro. cerchiamo di mescolare politica e sport, ma è sbagliato, non si fa. non ora. dovevano pensarci prima. potevamo scegliere un'altra città, un altro paese. abbiamo voluto le olimpiadi lì? e ora ce le godiamo. e magari proviamo a scoprire com'erano, come sono, cosa vorrebbero essere. magari qualcuno tornerà dalla cina con qualcosa in più da dirci su come sono i cinesi. e magari qualcuno sarà andato a cena in un ristorante scoprendo che solo qui, in italia, dai cinesi si mangiano solo involtini primavera precotti e riso alla cantonese con il retrogusto di fritto. come accidenti fa il riso bollito a sapere di fritto? ma forse questo è un mistero che non ci è dato svelare."