C'è un caschetto biondo che si avvicina al mobile nel salotto. E' il mobile di mamma e papà. Sovrastato da quella che vede come una vela bianca, aperta, o un piano a coda, o candido portale, apre con una certa difficoltà l'anta sottostante, perchè là ci sono i dischi.
Sono grandi i dischi. Sono belli. Hanno tante foto dentro. I dischi li puoi aprire. E lui li apre, e aprendoli esala dolciastro l'aroma del vinile, misto al cartone, al cellophane se c'è. Una galleria di volti barbuti e intrecci di chitarre affollano la fantasia, creando suoni e aspettative.
C'è l'America paludosa dei Creedence, c'è la swinging London dei 4 baronetti, c'è il faccione rassicurante del vecchio Elvis e tanti altri eroi di un immaginario ingenuo e primordiale come può essere quello che scaturisce da una mente di sei anni. Passano i pomeriggi, interminabili, e gli eroi stanno sempre là, nel mobile bianco, e hanno cappotti neri e nomi stranieri che ho imparato a memoria; poi ci sono foto più piccole.
Prendi la foto dell'album HEY JUDE. Sono di fronte ad un portone di legno, ma guarda più su, in alto a sinistra. Li vedi? Sono sempre loro quelle macchie che si persono sul fondo scuro del legno del portone? Giurerei di sì: guarda, quello è Ringo che guarda verso l'alto, dietro c'è Paul, con una mano tocca un ramo. E' così. Li vedi?
E' enorme il disco, una pizza di liquirizia piatta e traslucida da maneggiare con cura, come papà ci ha insegnato, perchè la puntina la puoi rigare e distruggere così, in un attimo,la magia del suono, quel suono misterioso che non si sa come se ne sta rinchiuso nei solchi e viene fuori ogni volta che il braccio metallico scende e preme.
Quando i grandi comprano un nuovo disco è una festa. Si scende sotto, c'è il negozio. Al muro ci sono anche le chitarre. Ce n'è anche una elettrica. Sembra quella che c'è dentro al disco.
Quando il lato A finisce bisogna girare il disco.
Ogni disco ha un lato che preferisco. E finisce sempre troppo presto. E qualche volta si incanta. E qualche volta si incanta.E qualche volta si incanta.E qualche volta si incanta.E qualche volta si incanta.E qualche volta si incanta.
C'è l'America paludosa dei Creedence, c'è la swinging London dei 4 baronetti, c'è il faccione rassicurante del vecchio Elvis e tanti altri eroi di un immaginario ingenuo e primordiale come può essere quello che scaturisce da una mente di sei anni. Passano i pomeriggi, interminabili, e gli eroi stanno sempre là, nel mobile bianco, e hanno cappotti neri e nomi stranieri che ho imparato a memoria; poi ci sono foto più piccole.
Prendi la foto dell'album HEY JUDE. Sono di fronte ad un portone di legno, ma guarda più su, in alto a sinistra. Li vedi? Sono sempre loro quelle macchie che si persono sul fondo scuro del legno del portone? Giurerei di sì: guarda, quello è Ringo che guarda verso l'alto, dietro c'è Paul, con una mano tocca un ramo. E' così. Li vedi?
E' enorme il disco, una pizza di liquirizia piatta e traslucida da maneggiare con cura, come papà ci ha insegnato, perchè la puntina la puoi rigare e distruggere così, in un attimo,la magia del suono, quel suono misterioso che non si sa come se ne sta rinchiuso nei solchi e viene fuori ogni volta che il braccio metallico scende e preme.
Quando i grandi comprano un nuovo disco è una festa. Si scende sotto, c'è il negozio. Al muro ci sono anche le chitarre. Ce n'è anche una elettrica. Sembra quella che c'è dentro al disco.
Quando il lato A finisce bisogna girare il disco.
Ogni disco ha un lato che preferisco. E finisce sempre troppo presto. E qualche volta si incanta. E qualche volta si incanta.E qualche volta si incanta.E qualche volta si incanta.E qualche volta si incanta.E qualche volta si incanta.